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domenica 18 settembre 2011

FESTIVAL DELLA FILOSOFIA - IL COSMO CINESE ANTICO di Roel Sterckx

Ecco un abstract degli appunti della lezione del professore del 16 settembre 2011

Nel XVII sec. Leibniz è uno dei primi ad interessarsi alla Cina, Cina che aveva conosciuto attraverso le letture delle lettere che i missionari gesuiti avevano scritto dalla Cina. Nel testo che elaborò vedeva Confucio come una soluzione ai suoi problemi con Dio. Leibniz credeva in una società non governata da un occhio punitivo trascendentale ma da un umanesimo che fosse privo di un Dio trascendete. Il pensiero cinese non spiegava il mondo con la categoria del trascendente dell’occidente.


I filosofi cinesi apparivano più concentrati sul “qui ed ora” piuttosto che sull’aldilà. Il confucianesimo appariva pertanto più razionale e più rivolto alla società rispetto alle questioni metafisiche dell’epoca. Forse Leibniz idealizza troppo. Il concetto di un cielo privo di carattere di supernaturalità era esagerato.

Questo comunque rappresenta l’inizio del momento della storia in cui il pensiero cinese ha fornito un’alternativa ideale al pensiero occidentale. Il processo in cui il pensiero cinese è un valore chiave è un processo che continua anche ora. L’immagine che abbiamo della natura in Cina è quella rappresentata dai paesaggi cinesi classici, con montagne, picchi ed un eremita in contemplazione. E’ la Cina del poeta, dei giardini cinesi, della medicina alternativa una Cina in perfetto equilibrio.

In realtà i Cinesi come concepivano il cosmo?

Lalezione fornisce le nozioni basilari di come i cinesi concepivano il cosmo, cioè un continuum che enfatizza l’unità degli esseri nel proprio ambiente.
Una tale visione della natura non è infatti riflessa nel mondo pratico in cui gli esseri umani interagiscono con la natura. Nessuna civiltà stabilisce dei rapporti sulla base della cosmologia: va permesso un grado di diversità.

La Cina antica cui si riferisce è quella della Cina che va dal periodo dei Regni Combattenti (contemporanea di Aristotele e Alessandro Magno) alla prima dinastia Han nel 221 d.c.. E’ il periodo in cui la Cina da stati feudali si unifica in un impero, prendendo la forma che ha mantenuto in seguito. E’ il periodo in cui si manifestano i più importanti sviluppi sociali, statuali, nascono le scuole filosofiche, la letteratura, la storiografia e la contabilità.

La questione posta dalla filosofia è se ci sia il Concetto di Natura in Cina.

Zi ran

L'assenza di definizioni è una delle caratteristiche del pensiero cinese classico. Il temine che identifica la natura è “zi ran” che in realtà letteralmente significa “di se stesso”, quindi un termine che implica la spontaneità e che non ha nulla a che fare con lo stato fisico. E’ lo stato più essenziale dell’essere. E’ un concetto fortemente diverso dal termine “Fusis” della filosofia greca: zi ran indica una modalità d’essere ed include elementi assegnati alla società umana ed alla cultura. I filosofi cinesi non sono mai stati “turbati” dalla questione di “cosa sia una determinata cosa” ma piuttosto da “come funzione una cosa”.

Uno dei principali termini per spiegare tutto ciò è il termine “dao”.


E’ un vocabolo molto importante ma difficile da definire univocamente. Il carattere che lo identifica è composto da due parti l’una che significa condurre e l’altra testa. Il termine in origine era usato per significare “condurre il fiume in modo tale che non esondi”. La spiegazione più semplice è tuttavia diventata quella di “cammino, strada,via, arte” e può fare riferimento a vari insegnamenti ma il primario significato è quello di “via o cammino”. Anche se il concetto è articolato, ciò che comunque emerge è che opera sulla base di un percorso specifico. E’ comunque un principio che governa il consesso umano, un processo spontaneo che regola il cammino dell’universo. Il senso della vita? Il cinese direbbe che non esiste. Dao rappresenta piuttosto il seguire il proprio cammino per portarlo avanti in maniera soddisfacente. I Confuciani che sottolineano e sono concentrati sulla morale, parlano di Dao nella vita dell’umanità. Per i Taoisti invece, Dao è il ritmo naturale dell’universo. Per spiegare il termine spesso ci si rifà all’acqua ed al suo fluire. In occidente la prima domanda sarebbe stata “cosa è l’acqua e il Dao da cosa è composto da dove viene?”. La cosmologia cinese invece si muove in modo totalmente diverso. I Cinesi non hanno un mito fondante della creazione, del creatore ovvio, non hanno riferimenti al un big bang, ad un inizio in cui il mondo è stato creato dal nulla da un Dio sovrannaturale. L’universo cinese è un universo organico, un cosmo energetico di forze naturali di cui gli uomini sono parte integrante assieme alla natura. I tradizionali cardini del pensiero giudaico-cristiano di “spirito e materia” “oggetto ed attributi” non sono presenti nel pensiero cinese dove tutto è comportamento, modalità.

Per il pensiero cinese la materia elementare è il “qi"
Qi è formato da due parti l’una che indica l’aria e l’altra il riso: ovvero il qi nel pittogramma originario è "il vapore che sale durante il processo di cottura”. E’ dunque traducibile come “l’alito di vita", una natura primaria che si manifesta in varie forme e consistenza, pesante o leggero. Il qi ha vari gradi, può espandersi o rapprendersi, concentrasi o diluirsi, può essere torbido e raffinato. Gli uomini rappresenterebbero la fase intermedia tra questi opposti stadi. Il corpo è qi più grossolano mentre il cuore e la ragione sono più raffinati. Roel suggerisce ai suoi studenti di non tradurre tale termine.

Secondo un filosofo cinese del II sec. d.c., il qi grezzo formerebbe gli animali, quello raffinato gli uomini. Di base comunque il qi forma tutto l’universo dosato in densità e gradi differenti.

Alla base del meccanismo che regola il cosmo è il concetto di cambiamento, tutto è in costante cambiamento, dal corpo alle stagioni. Sulla base di questo andamento gli intellettuali cinesi riuscivano a spiegare il cambiamento: tutte le specie mutavano attraverso processi di metamorfosi. Nelle società agricole essere in grado di spiegare i cambiamenti è molto importante ed ecco perché il calendario in Cina era inteso come una proprietà dell’imperatore. Chi era in grado di scrivere un calendario era molto importante perché gestiva il tempo degli altri (ed ecco perché durante il periodo maoista tutti gli almanacchi erano stati vietati). Per questa ragione tutte le civiltà più importanti hanno avuto il calendario.

Se il cosmo è costituito dal qi e governato dal cambiamento, come si manifesta tale cambiamento?

Roel introduce il concetto di Yin e Yang elaborati ancora nel IV sec d.c.. Il simbolo che li rappresenta è un universo diviso in due piani: Nord e Sud. A sinistra è lo yang a destra è lo yin. Yin e Yang sono facili a capirsi se si definiscono come caratteri complementari: quando le parti si allontanano dalla coesistenza armoniosa, ecco che nella natura si manifestano i disastri (secondo il pensiero cinese). C’è si un dualismo ma non è netto, sono due strumenti analitici che permettono di descrivere la ns esistenza sulla base di questi due aspetti: nulla è totalmente yin, come nulla è totalmente yang.

Ecco dunque che per il pensiero cinese il cosmo è una rete correlata, in cui tutto è legato a tutto e dove ogni elemento per sopravvivere necessita di tale correlazione.

Già con la prima dinastia, la Han, le persone vedevano il mondo come corrispondenza spaziale e temporale, è il periodo del cosiddetto confucianesimo Han che è stato la base ed usato fino al XIX sec. Ed ha elaborato lo Wuxing ovvero le 5 fasi. Secondo tale pensiero oltre all’interagire di yin e yang, tutto è interpretabile sulla base delle 5 fasi/forme o WuXing. Tutte le fasi hanno un ciclo e tutte le forse hanno una influenza reciproca: le 5 stagioni, i 5 elementi, i 5 colori etc

Gli umani non sono posti su una scala evolutiva come nel pensiero di Aristotele o Darwin, il pensiero cinese non vede un progresso evolutivo ma analizza gli umani sulla base delle loro proprietà in relazione agli altri. Ecco perché coloro che erano non-Han, ovvero barbari erano identificati come animali che vivendo attorno al “centro” (i cinesi) ma senza relazioni con esso.

L’imperatore incarnava colui cui spettava la responsabilità di mantenere questo equilibrio. E come poteva tenere assieme tali relazioni?L’imperatore disponeva di funzionari che scrutavano il cielo ed interpretavano o anticipano eventi del mondo naturale che aiutavano a comprendere gli eventi ed accadimenti del mondo politico. Anche oggi l’unità di cielo e uomo diventa l’ideologia che vuole promuovere lo sviluppo sostenibile. Questo tipo di pensiero cosmologico punta sull’armonia e sulla separazione tra soggetto ed oggetto. Tale idea esclude la presenza di individui che spicchino sugli altri favorendo un continuum che serve a creare la “rete”.


Andernos les Bains, Francia, il porto...non c'entra assolutamente nulla con l'argomento!

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