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"C'è un'enorme differenza tra il vedere una cosa senza la matita in mano ed il vederla disegnandola"
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domenica 4 settembre 2011

I VIAGGI DELLA (MARCO) POLO…VOLKSWAGEN (prima parte)

Sabato 3 settembre sono partita per Sarzana dove avevo prenotato il biglietto per la lezione del prof Giancarlo Calza dedicata ad estetica e creatività tra Oriente ed Occidente al Festival della Mente (http://portale.festivaldellamente.it/it/eventi).  Un titolo così non me lo potevo certo perdere e per di più Sarzana non l’ho mai visitata.

Questa la meta del “viaggio della (Marco) Polo”. Naturalmente ho accuratamente evitato l’autostrada preferendo, come la solito, la viabilità ordinaria, la SS 63 che passando vicino alla "pagana sacralità" della Pietra di Bismantova, conduce al Passo del Cerreto. Il Passo svalica in Toscana anche se siamo molto vicino a La Spezia e dunque alla Liguria. Al Passo del Cerreto ero stata anni addietro durante un ponte del 2 giugno. A quel tempo preparavo una maratona e mi avevano proposto di aggregarmi ad una tre giorni di corsa trail (ovvero nei boschi e comunque su sterrato) tra Bismantova, il Ventasso ed il Cerreto: “primo giorno salita, secondo giorno piano, terzo giorno discesa” così mi si spiegò…Questi sono i luoghi dove si corre la fantastica Ecomaratona del Ventasso (http://www.ecomaratonadelventasso.it/) ormai divenuta una delle classiche del genere trail.
In realtà chi me lo propose omise di specificare che i miei compagni di corsa erano tutti uomini e ultra-maratoneti, ovvero dediti a distanze ben superiori della classica 42 km 195. Infatti la tratta giornaliera prevedeva non le tre ore di corsa ovvero il limite del “lungo” che avevo allora nelle gambe, bensì 6/7 ore giornaliere!. Chi me lo propose forse necessitava di un alibi/ copertura per una fuga galante, cosa della quale ero totalmente ignara. Ricordo solo che al primo giorno, arrivata stremata per il freddo e la fatica a Ligonchio lasciai liberi gli ultramaratoneti- per i quali ero diventata solo una vera zavorra con velleità di wonder woman- che hanno proseguito per il Rifugio Battisti che in quel 2 giugno era sotto la neve!!
Questo fu il mio primo disastroso approccio a quell’area.

Comunque questa volta sono comodamente in groppa alla mia auto che fila sicura e tranquilla lungo i tornanti della S.S.63. La musica innonda libera l’abitacolo, suonano i Negramaro…”non voglio stare sulla soglia della nostra vita e vedere la nostra passione che muore…la mia pelle è carta bianca, io sono pronto, scrivi tu la parola fine.” Improvvisamente una curva a gomito, leggera sbandata, riesco a controllare…no, tranquilli, non è l’auto sono i pensieri che, incontrollati, hanno preso un’altra strada ma li ho richiamati subito in corsia…Giunta al Passo- 1261 m s.l.m- mi fermo per un caffè al Bar Ristorante Passo del Cerreto e per ammirare quelle straordinarie montagne ad anfiteatro, paesaggio davvero selvaggio: l’area è inclusa nel Parco Nazionale Tosco-Emiliano. Dietro al banco incontro il signor Paolo…e faccio la scoperta di una persona davvero interessante. La mia innocente domanda: “ma qui siete sotto Reggio Emilia, Massa o La Spezia?” apre una voragine di sapere. Il signor Paolo ha fatto ricerche personali sulla genealogia della propria famiglia e sulla storia dei luoghi. Quelle terre, che un tempo erano sotto il Ducato di Modena, appartenevano a quindici famiglie e la sua era una di quelle. Già da bambino mentre correva libero sui campi tagliati per la fienagione, si era stupito delle scritte in francese su un cippo e si era innamorato di una mola in pietra che solo di recente s’è scoperto essere parte di un ospitale legato ai templari. Il signor Paolo è orgoglioso di appartenere a quei luoghi ed a quelle memorie. Mi parla della nonna come di una donna straordinaria che “montava a cavallo come un uomo”, racconta…ohi ohi ripenso che anche a me una volta un Mongolo in Mongolia mi fece questo complimento!. Mentre il signor Paolo svolge la ricca sacca dei suoi racconti, m’immagino la nonna a cavallo, capelli al vento, piglio deciso mentre galoppa da un campo all’altro a controllare la fienagione..mi appare come una Anita Garibaldi.

Il Passo del Cerreto? “No, non si chiamava così” mi dice. Si chiamava Passo del Gatto perché c’era un punto in cui quando soffiava il vento bisognava mettersi a carponi e gattonare in avanti. La strada che svalica al Cerreto poi, non era il passo originario, che in realtà era un poco più spostato, ovvero il Passo dell’Ospedalaccio. Il Cerreto è una strada militare napoleonica, dunque più recente, ecco la ragione delle scritte in francese sul cippo. E chi l’avrebbe detto che un semplice caffè mi avrebbe schiuso tanta conoscenza? Queste sono le storie e gli incontri inaspettati e straordinari che amo tantissimo. La passione di un uomo che nella vita ha fatto altro e che a quaranta anni ha deciso di andare a vivere ed investire (ha un B&B ristorante etc) dove c’erano le sue radici…un popolo che non conosce la propria storia, che non sente la passione non ha futuro, fortunatamente questi incontri mi fanno dire che da noi non è così. Questo incontro per me è valso come una lezione del Festival della Mente.

(..continua)



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