Cinguettii

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Auguri Anno della Scimmia

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"C'è un'enorme differenza tra il vedere una cosa senza la matita in mano ed il vederla disegnandola"
Paul Valery



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domenica 4 settembre 2011

I VIAGGI DELLA (MARCO) POLO…VOLKSWAGEN - L'ENERGIA SACRA

Al Festival delle Mente di Sarzana bellissima ed entusiasmante la lezione del prof. Calza del quale mi ha affascinata non solo la profonda cultura ma anche lo spessore umano. La lezione dedicata ad estetica e creatività tra Oriente ed Occidente partiva dall’ipotesi di una ricerca del ricongiungimento di un’unità tra mente, psiche, corpo coordinati dalla coscienza.


A seguire sono i miei appunti della lezione del professore. Eventuali errori o inesattezze sono imputabili solo a me stessa.
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L' Asia è stata ciclicamente fonte preziosa di suggerimenti e di antidoti per l’Occidente.

Calza in particolare si sofferma su una corrente del buddismo nata in Cina nel VI secolo poi diffusasi in Giappone ed in Asia conosciuta col nome di Zen. Lo Zen diede origine ad un genere pittorico (a partire dal 600) caratterizzato da inchiostro nero su carta bianca creato da monaci-artisti. In Giappone lo Zen era/è una filosofia ed una corrente religiosa nonchè una disciplina della vita. Forse in parte assimilabile a tale disciplina è quanto avviene nelle esperienze meditative proposte anche in Europa dai monasteri cistercensi.

Art Nuveau e Art Decò sono state influenzate dallo Zen. Gli artisti europei ed americani che si sono avvicinati più di recente allo Zen ne riconobbero l’arte solo in un secondo momento (es. Marden e Keruak). Per loro lo Zen ha rappresentato una possibile soluzione ad istanze soprattutto etiche e solo in parte estetiche. Lo Zen possiede caratteriste che hanno interessato le avanguardie occidentali in particolare nell’ accostare insegnamento rigoroso da un lato senza regole dall’altro, irridente ed iconoclasta delle proprie forme

Lo Zen affonda le proprie origine in un discorso che Buddha ..“non fece”: rimase infatti seduto, tenendo in mano un fiore di loto e non parlò. Un solo suo discepolo ne capì il senso che trasmise a 28 generazioni di patriarchi. Il 28° patriarca fu Bodhidharma: posto in Cina, nel tempio di Shaolin, nel VII secolo è ritenuto l’iniziatore della dottrina Chan o Dhyana, parole che significano meditazione. Pertanto “l’insegnamento segreto” del discorso-non-fatto non era la predica bensì la meditazione; meditazione non rivolta a grandi folle ma trasmessa in un rapporto diretto tra maestro e discepolo.

Secondo la via Zen ognuno ha la natura di Buddha nel senso di “svegliato”. Tale Natura è presente in nuce in tutti noi, ma si può trascorrere l’intera esistenza senza entrarne in contatto.

Per Bodhidharma scopo dell’uomo è la liberazione dalle forme automatiche del pensiero, la capacità di far “azzittire” il pensiero, il suo fluire attraverso l’azione meditativa. L’arte zen, la pittura e calligrafia testimoniano la via dell’artista verso tale consapevolezza.

In Europa un testimone di tale percorso liberatorio è ad esempio il musicista e pittore John Cage. Il suo rapporto con lo Zen è provato dal pezzo musicale che porta il medesimo titolo dei suoi 150 disegni zen: Ryoanji (1983). Ryoanji è il nome del più famoso giardino zen, a Kyoto, e significa “Drago in stato di tranquillità”. Fu progettato - in semplici parole - come processo meditativo ed in maniera analoga Cage determinò le note sul pentagramma della sua piece musicale.

Per facilitare la comprensione di cosa significhi/implichi “azzittire il pensiero”, Calza riporta l’esperienza della neuro anatomista statunitense Gill Bell Taylor. La Taylor nel 1997 a trentasette anni fu colpita da un ictus provocato da una grave anomalia circolatoria tra emisfero sinistro e destro del cervello. L’ictus la privò dell’uso dell’emisfero sinistro che recuperò, in parte, nella successiva rieducazione intrapresa per otto anni assieme alla madre. Da questa dura esperienza uscì il libro dal titolo italiano “ la scoperta del giardino della mente”. Dice la Taylor che nell’emisfero destro. “ non esiste tempo diverso dal presente. Vita, morte, gioia, percezione, espressione di un legame..tutto avviene nel tempo presente… l’adesso è un momento sterminato”. L’empatia la dobbiamo dunque all’emisfero destro, all’emisfero sinistro dobbiamo invece il concetto di tempo. Attraverso i centri del linguaggio dell’emisfero sinistro la mente “ci parla in continuazione”: è il “chiacchericcio cerebrale”. La Taylor narra altresì la profonda pace interiore indotta dalla dominanza della mente destra in quanto l’emisfero sinistro era fuori uso per l’ictus. Dice “mi percepisco non più come solido ma come un fluido fluttuante

I monaci-artisti zen testimoniano visivamente questo percorso di consapevolezza raggiunto ..senza ictus. Per loro pittura e calligrafia sono gli strumenti della meditazione. Poiché l’insegnamento zen si basa su un rapporto diretto tra maestro e discepolo, gli episodi rappresentati sono quelli emblematici della storia del buddhismo chan (un po’ come avviene anche col cristianesimo). Sono soprattutto Bodhidharma e gli episodi della sua vita la fonte d’ispirazione nelle rappresentazioni pittoriche dei monaci-artisti.


Calza mostra un dipinto di Nantembo (1839-1925) opera realizzata a 71 anni. Il quadro rappresenta il 28° patriarca, in particolare il busto è espresso da un tratto più scuro che scende a dissolversi. Gli occhi sembrano quasi quelli di un fumetto, con le due pupille “stupite” nell’orbita sotto una fronte corrugata. La poesia a fianco dice ..”così come il fiore produce spontaneamente l’effetto immediato…”La frase è tratta da un brano cinese dei classici zen: ci si libera dall’attaccamento.




Un'altra immagine ci viene mostrata, sempre di Nantembo. Il titolo è “Vastità aperta. Nulla di sacro” Fa riferimento alla risposta che Bodhidharma diede all’imperatore cinese Wu. L’immagine è visibile: http://zenpaintings.com/artist-nantembo.htm
L'imperatore Wu del Liang chiese al grande maestro Bodhidharma: "Qual è il significato supremo delle sante verità?".
Bodhidharma disse: "Vuote e senza santità".
L'imperatore disse: "Chi mi sta di fronte rispondendomi così?".
Bodhidharma risposte: "Non lo so".

Il significato del nome Bodhidharma è “legge del risveglio”. Nell’iconografia popolare giapponese è quasi sempre rappresentato in busto o come una bambola portafortuna rossa senza gambe. Questo perché dopo avere risposto all’imperatore si ritirò per nove anni a meditare in una grotta..va da sé che perse l’uso delle gambe.


Calza mostra due dipinti del monaco-artista Fugai Ekun (1568-1654). La prima opera rappresenta Bodhidharma che attraversa il fiume per recarsi alla meditazione dei nove anni. Mostra quindi un ritratto rappresentato in modo “esotico” nel senso che ha lunghi lobi, naso aquilino ed è molto peloso, tutte caratteristiche somatiche che né cinesi né giapponesi posseggono.



Segue Hakuin Ekaku (1685-1768) che fu anche riformatore religioso Zen. L’opera presentata si chiama: “ ciechi che attraversano il ponte”. Metafora della conoscenza. Ciechi su un ponte sopra un abisso, l’uomo è cieco ed addormentato sulla conoscienza.




Hakuin Ekaku giunto agli ottanta anni comincia a disegnare grande calligrafia. Il carattere “morte” in primo piano e a destra la scritta “chi vi penetra con lo sguardo è un grande”.


Quello grande a destra è il carattere morire “si” in cinese.

Altro esempio di fusione di mente, emozione, corpo coscienza, è lo schizzo di Gibon Sengai (1750-1837) che rappresenta un salice che si piega al vento. La frase accanto dice: “ anche con venti non graditi, il salice”. La pazienza, ovvero la pazienza la si medita anche in condizioni non favorevoli.


Infine propone un ENSO. Lo Enso è il simbolo per eccellenza dello Zen, è il simbolo del vuoto ed è tracciato con un solo segno di pennello. Propone il disegno di Isshi Bunshu (1604-1646) intitolato “Dharma rosso nell’enso”. Enso ha un significato che non conosciamo. Si dice che i grandi maestri Zen del VI sec. lo facessero come gesto libero tracciato nell’aria. E’ stato anche interpretato come il sorgere della luna piena. All’interno dell’enso è il Bodhidharma, rappresentato di schiena che medita. Il Bodhidharma di questo dipinto è stato realizzato con tre tratti di pennello.




(...continua)

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