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mercoledì 7 settembre 2011

I VIAGGI DELLA (MARCO) POLO…VOLKSWAGEN - L'ENERGIA SACRA (ultima parte)

A seguire  i miei appunti della lezione del professore. Eventuali errori sono imputabili solo a me stessa.

La seconda parte della lezione affronta il tema della straordinarietà dell’atto creativo



Nell’ottobre dello scorso anno sulla stampa italiana si dibattè di cultura in particolare della relazione tra “cultura alta e cultura bassa” .Nel numero del Corriere di giovedì 14 ottobre 2010 il francese Marc Fumaroli ha rivolto un appello all’Italia affinché svolga il ruolo di dar vita ad un nuovo Rinascimento culturale, l’Italia perchè sola possiede quella ricchezza culturale che può evitare l’appiattimento e l’imbarbarimento. Il 15 ottobre gli rispose Eco invitando ad un ritorno dell’insegnamento alto abbandonato a causa della malsana ed astratta idea della facilitazione che in realtà non facilita. L’arte mercificata e dominata dai signori della comunicazione. Il tema posto era dunque quello di arte, artisti e creatività. Chi è l’artista ? come lo si definisce dove si colloca?

Calza introduce il pensiero dell’esteta cinese Xie He che nel 530 d.c fissò in un canone i 6 criteri che definiscono il pittore. Il canone divenne una pietra miliare utilizzata da pittori e teorici anche nei secoli successivi. Secondo Xie He i pittori del primo livello sono coloro in grado di trasmettere il “qi”. Varie correnti sostennero tuttavia che superiori a questa prima categoria sarebbero gli artisti liberi da canoni di convivenza sia sociale sia estetici. Questo concetto può essere traslato nella nostra lingua in “eccentrici”.

Calza si domanda perché normalità, ripetitività, conformismo dovrebbero stare al centro? E perché coloro, opposti, debbono stare fuori del centro? Una teoria pone accanto al percorso della creatività il “disordine bipolare”: gli studi di Janssen K. su creatività e patologia hanno esaminato la correlazione tra questi due elementi. In Italia tali studi sono condotti da Stefano Carracioli dell’Università di Ferrara. La creatività richiede a chi la vuole perseguire la stranietà alla normalità e la rinuncia alla vita comune.. In “Crimini letterari” del 1912 si afferma inoltre che il vero talento non fonda scuole, che in quanto tali producono uniformità di maniera e risultati mediocri. Rosenfield (?) non usa il termine eccentrico ma preferisce attribuire all’artista il significato di “straordinario”. E in ambito asiatico chi è colui che definiamo straordinario? Nel pensiero cinese il termine è assimilabile al concetto di “jiren” (in giapponese kijin) valore spiegato dal pensatore cinese Zhuangzi nel sesto capitolo. Zhuangzi sostiene che i jiren, sono “esenti dal dover seguire la norma, perché sono jiren e dunque trascendenti.. sono persone normali per il cielo mentre sono straordinarie per la terra.”
Hokusai

In questo filone interpretativo si può valutare la testimonianza di Van Gogh quando nel 1885 in una lettera al fratello Theo scriveva “ la pittura è fede ed impone il dovere di non tenere in considerazione l’opinione pubblica”. Ecco dunque che i parametri dell’arte, così come sono stati definiti in questi esempi, non pertengono solo all’arte ma anche all’etica ed al divino alla stessa maniera di quanto hanno fatto i monaci-artisti zen.

In un’altra lettera a Theo, Van Gogh diceva:”.. a studiare l’arte giapponese si scopre nell’artista un uomo molto saggio ed intelligente che passa il tempo a studiare un solo filo d’erba ma questo studio lo porta poi agli alberi, ai paesaggi ed infine alla figura umana. E la vita è troppo breve per compiere tutto”. Van Gogh da dove coglie la riflessione sul filo d’erba degli artisti giapponesi?

Le sue parole riecheggiano quelle di Goncourt quando definì il percorso creativo del pittore giapponese Hokusai (1760-1849), il più famoso artista “asiatico” in Occidente. Quel “filo d’erba” citato da Van Gogh aveva portato Hokusai a divenire maestro insuperato della fisiognomica. Nel suo “manuale illustrato sull’uso del colore” Hokusai diceva: "… Dall'età di cinque anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dal mezzo centinaio in poi ho esposto molti disegni, ma non ho dipinto nulla di notevole prima dei settant'anni. A settantatre ho compreso un poco la forma delle erbe e degli alberi, la struttura degli uccelli e degli altri animali, insetti e pesci; perciò a ottanta mi auguro di essere progredito oltre; a novanta di aver carpito il significato segreto delle cose, così che a cento avrò raggiunto il divino mistero e, a centodieci, anche un punto o una linea saranno vivi. Prego chi di voi vivrà abbastanza di verificare queste mie parole."

Scritto da Manji il vecchio pazzo per la pittura all'età di settantaquattro anni
Hokusai


Dunque per questi artisti non esiste certezza di conoscenza e creatività, non esiste se non entra nel cuore e nella mente.

Calza conclude affermando che la “creatività è energia sacra”, può accadere alle volte di percepirla ma non la si trattiene...

bellissimo
Hokusai


Fine

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