Cinguettii

Cinguettii
l'altra faccia della modernità

Auguri Anno della Scimmia

Auguri Anno della Scimmia
Auguri Anno della Scimmia

Del vedere il mondo

"C'è un'enorme differenza tra il vedere una cosa senza la matita in mano ed il vederla disegnandola"
Paul Valery



Qui troverete tanta Cina, disegno, letteratura di viaggio..se volete suggerirmi spunti, link, luoghi siete i benvenuti..


domenica 5 febbraio 2012

CONCERTO del China Traditional Orchestra of Inner Mongolia

Ha suonato qualche sera addietro un’intera orchestra composta di strumenti per noi strani. Uno spettacolo inusuale esibito in un tempio della musica classica italiana. Tanto tempo è trascorso e molti progressi sono stati fatti dai tempi lontani di quel balletto a cui assistetti a Pechino nell’estate del 1981, un classico: lo schiaccianoci. La ricordo ancora come un’esibizione pessima, fatta di costumi sgargianti, di un corpo di ballerini fuori tempo e pasticcioni fin’anche di una scivolata e caduta a terra del ballerino proprio mentre tentava di sollevare la ballerina. Insomma un disastro!

L’altra sera invece avevo di fronte un’orchestra conscia di trasmettere un messaggio di cultura, non una brutta copia di occidente. Sul palco si è esibita la China Traditional Orchestra of Inner Mongolia composta di una sessantina di elementi diretta da Mr Lie Zhang diplomato- si legge- al conservatorio di Xian ( regione dello Shaanxi). La Mongolia Interna è una regione settentrionale, che confina con la Mongolia vera e propria, con capoluogo Huhehote, abitata in prevalenza da Mongoli dunque con caratteristiche diverse rispetto agli han ovvero i cinesi. E’ una delle cinque grandi minoranze a cui si deve una delle stelline gialle che vediamo nella bandiera cinese. Ignoro del perché una compagnia tutto sommato di un’area minore della Cina, abbia fruito di questa opportunità, e personalmente non conosco la fama di questa troupe. E’ pur vero che per un certo tempo in Cina la musica mongola è stata molto in auge. Fu in epoca Tang, quando venne costituita l’Accademia Musicale, da cui vennero selezionati i trecento scelti per costituire il prestigioso Giardino dei Peri (Liyuan).

Ci  hanno offerto una serata di musica mongola e cinese dunque. Non sono mancati nè il canto armonico conosciuto a molti grazie alla colonna sonora del film il “cane giallo della Mongolia” né le struggenti armonie rilasciate dal morin khuur il più rappresentativo strumento mongolo. C'è una bella leggenda che descrive la nascita di questo strumento. Si narra che una donna, gelosa dell’affetto che un cavaliere portava per il proprio cavallo, decise di mutilare l’animale. Il cavaliere abbracciò in lacrime il cavallo morto, ne accarezzò tanto dolcemente la criniera che i crini divennero sonori ed il pianto del padrone si trasformò in canto. E la leggenda la dice lunga sull’importanza del cavallo tra i mongoli! L'ultima vera civiltà del cavallo.
Naturalmente suonare questo strumento è una prerogativa degli uomini: nel caso dell’orchestra, affidata all’artista Mr Men De.
http://www.youtube.com/watch?v=cCFhXSEy64k
Boerte music...guardatelo è un video splendido!
Nel video c'è pure il morin khuur che si suona tenuto in mezzo alle gambe. Attenzione però perchè loro sono Mongoli e nulla hanno a che vedere con i Cinesi.


Il primo aspetto a colpirmi, il più curioso, sono stati gli strumenti, quasi tutti sconosciuti se si eccettuano un paio di contrabbassi e di violoncelli. Per il resto una fila di 12 fiati, tra cui il solo riconoscibile era il flauto traverso. I flauti in cinese si chiamano dizi.
Tra i flauti c'erano due sheng, strane cornucopie multi-canne che in origine erano fatte di zucca. E ancora i so-na clarino dall’inconfondibile suono a trombetta.
Una novità rispetto alla nostra orchestra era la presenza di due guzhen sorta di arpa o cetra orizzontale. Si dice che questo strumento sia nato dalla decisione di un vecchio musicista di donare alle due figlie un’eguale porzione del suo unico strumento, generando così due metà l’una a 12 e l’altra a 13 corde. Esiste infatti però ancora la variante a 25 corde. La parola gu sta per antico e zheng sta per “disputa”, ovvero quella che oppose le due sorelle che aspiravano entrambe ad avere lo strumento del padre. Nel film Red Cliff del regista Jhon Woo (La battaglia dei tre Regni in italiano) c’è un pezzo in cui il comandante trascorre la notte incerta prima della battaglia assieme alla compagna ma il protagonista in questo caso è proprio il guzhen. E’ comune trovare cd dedicati ad a solo di guzhen ed in passato il saperlo suonare era ritenuta prerogativa artistica dei gentiluomini confuciani, unitamente alla calligrafia ed alla pittura.
http://www.youtube.com/watch?v=nvGnZye9Fvs
E' il video della colonna sonora di Red Cliff

La cetra intarsiata, chi sa da quale remota origine
ha le cinquanta corde.
Ogni sua corda, ogni suo ponte,
mi rammentano gli anni fioriti.
Chuang Tzu un mattino sognava
di mutarsi in farfalla, del re Wang il cuore estasiato
un cuculo diventava,

nel vasto oceano al lume di luna
le perle sono lacrime di sirene,
Lan Tien nel tepore del sole
le giade nascono tra le nebbie.
Queste rispondenze possono illudere,
destare memorie,
ma insieme anche la mestizia del tempo perduto

[la cetra intarsiata di Li Shangyin ne “le trecento poesie di Tang “ a cura di Martin Benedikter]



Una particolarità: a suo tempo ho studiato che gli strumenti il cui nome è composto da due caratteri, non sono autoctoni cinesi ma sono importati da zone attraversate dalle rotte carovaniere commerciali. Ovvero la via della seta. Non vale per il guzhen o per il guqin (cetra a sette corde) dove gu indica solo “antico”. Sono dunque strumenti autoctoni cinesi.

Sempre parlando dell’orchestra, nella zona che fronteggia la platea si vedevano 11 er-hu ovvero violini a due corde. Nel gruppo dei violini, gli hu-qin, figurano anche lo zhong-hu di media grandezza e lo jing-hu usato soprattutto nell’opera e la cui introduzione si deve al grande attore Mei Lanfang. E’ curioso il fatto che nell’opera cinese classica il violinista avesse un prestigio superiore al direttore, tanto che i più famosi cantanti d’opera avevano violinisti personali.

Dalla parte opposta ai violini si trovavano i da-ruan strumento che fa le veci dei violoncelli. Hanno una buffa cassa tonda che sembra dotata di due occhi e una bocca. La versione con il braccio più corto si chiama yueqin, ovvero chitarra della luna. Lo da-ruan prende il nome dal saggio Ruan Xian che fu uno dei sette grandi “saggi del boschetto di bambù” del periodo delle Sei Dinastie. E’ uno strumento importantissimo nella rappresentazione dell‘Opera.


In solitudine sedendo nella celata selva dei bambù,
al tocco del liuto fischio note sospese.
Nel segreto del bosco non vedo alcuno:
chiara la luna giunge con la sua luce.

[Il romitaggio nel boschetto dei bambù di Wang Wei ne “le trecento poesie di Tang “ a cura di Martin Benedikter]

Davanti a loro si posizionavano i liuti a 4 corde ovvero i famosi pipa. E’ lo strumento che si pronuncia come la parola cinese per "nespola". C’è anche la variante a tre corde che si chiama sanxian (appunto quel che significa).
Ovviamente in questa orchestra non potevano mancare le percussioni, poste in fondo, gong piatti, cimbali, tamburi, ban specie di nacchere. Quest’ultimo strumento è molto importante nell’Opera, perché ha la funzione di cadenzare il canto.

A vederli mi ricordavano quasi strumenti antichi o poco conosciuti come quelli del ns medioevo. Io ahimè non so leggere la musica ma ho studiato che la teoria cinese prevedeva non sette note bensì cinque. Tutto questo fa senso ovviamente nell’ambito dell’importantissima teoria cosmogonica che ha come suo cardine centrale i “cinque elementi” ovvero metallo, fuoco, legno, acqua, terra gli elementi a cui era associata una diversa nota.

Ripropongo un curioso resoconto di Mario Appelius che assistette ad un concerto di musica cinese negli anni '30 . Mi piace il suo modo ridondante di scrivere [da le sette corde di seta cantate in La Crisi di Budda 1935] e lo trovo un pezzo davvero interessante

.."il mio mandarino, ex ammiraglio delle flotte imperiali, possiede una collezione rarissima di antichi strumenti musicali cinesi ed adopera una parte della sua rilevante fortuna a mantenere diversi artisti i quali hanno l’incarico di suonare per lui quando egli senta vaghezza di farsi carezzare l’anima da un’armonia oppure quando, come stasera, raccolga un gruppo di amici, amanti come lui delle belle cose e delle vecchie canzoni.


Ho dinanzi agli occhi gli strumenti musicali della Cina dei Song, dei Ming, dei Tang che erano suonati nei palazzi imperiali e nelle dimore mandarinali prima che i conquistatori manciù imponessero al popolo cinese i loro rozzi strumenti barbarici. Ai muri sono appese viole, chitarre, alcune grandi altre piccole, tutte ovoidali lucide, curiosamente lubriche, fatte apposta si direbbe per allietare raffinate orge di grandi artisti, di grandi letterati di grandi filosofi. La loro forma lasciva fa pensare alle rotondità delle anche femminili. Anche il colore del legno evoca lo splendore di carni ben nutrite. Altri strumenti che corrisponderebbero ai ns violini hanno bizzarre sagome di ordigni di tortura. Costruiti per esprimere il tormento delle anime e lo spasimo d ei corpi, hanno forme di dolore e di sofferenza. Accanto ad un’antichissima arpa occidentale cinese-strumento di rara dolcezza- è allineata una collezione di flauti mongolici e tibetani…Numerosi i gong ed i tamburi, tutti a suono ovattato e profondo..


Entrano i musici in quali benché siano autentici artisti hanno come tutti i cinesi un aspetto qualsiasi. Il direttore d’orchestra dal corpo cascante di un Budda dimagrito d’un sol colpo (forse sgonfiato dagli strumenti a fiato) rimane nascosto dietro un paravento. Tale è l’uso. Nessuna bacchetta pagliaccesca s’agita dinanzi all’uditorio ma la presenza del direttore dietro le quinte e l’apprensione della sua critica dopo l’esecuzione spingono i musici cinesi alla massima diligenza.


Giovani donne in pantaloncini di seta nera circolano fra le poltrone e gli sgabelli, offrono bibite toniche e tiepide, raccolgono la cenere, porgono ventagli, accendono le sigarette e le pipe, vigilano ogni bisogno, intuiscono ogni desiderio. Le loro pantofole non fanno nessun rumore.


Nella profumata e raccolta atmosfera della sala si sciolgono così i ritmi antichissimi. ..Sono melodie flebili e smorzate…brividi..carezze..respiri di risaie. A volte la melodia è terribilmente dolce. Sempre più  i nervi degli ascoltatori sono macerati in una specie di rosolio interno. L’anima s’inzucchera e si candisce. ..Ad un certo punto uno schianto secco od un improvviso stridore di lime ammoniscono l’occidentale che la composizione cinese entra in una zona per lui proibita. Il nostro orecchio plasmato da secoli di armonie nostrane si ribella a quella incomprensibile lacerazione dei timpani, a quello sconcertante insistere in note false e stridule ma ecco l’arpa riprendere il suo dolcissimo fremere ed i flauti tornare a zufolare come fa il vento in mezzo alle foglie e le viole ovoidali e lascive ridare le loro note carezzanti…"

E’ notevole la descrizione che segue del concerto “la conquista di Chu da parte del grande mandarino, marchese Hanxin”. Non la riporto perché è un pezzo troppo lungo. Lascio a voi la curiosità di leggerlo se lo vorrete.

..” nel tornare in palanchino a notte fatta verso la città bassa in mezzo al mistero di cento giardini addormentati sentivo fremere le foglie, sussurrare i fiori, mormorare le acque dei canaletti lilipuzziani..ed avevo l’impressione che quei dolcissimi suoni fossero meno dolci di quelli che le lunghe dita di avorio dei virtuosi avevano estratto poco prima dalle sette corde di seta cantante,lassù, nella casa straordinaria dell’ammiraglio-filosofo.”

Personalmente in passato avevo assistito solo a pochi concerti di musica cinese e fra questi il classico degli anni ’60 ovvero il Concerto per Piano e Orchestra “La Cantata del Fiume Giallo” opera composta da Xian Xinghai nel 1939 mentre si trovava in una delle grotte di Yenan, il soviet comunista. La musica è stata successivamente modificata fino alla versione più nota di Yin Chengzong (preludio, la canzone del barcaiolo del fiume giallo; ode al fiume giallo; la rabbia del fiume giallo; difendere il fiume giallo). Credo che l’ascoltarla sia una bella occasione per rimanere stupiti.
http://www.youtube.com/watch?v=zJBU9TyRA80

Shanghai e l'expò

Shanghai e l'expò
Il lato est del Bund ..che notte magica