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"C'è un'enorme differenza tra il vedere una cosa senza la matita in mano ed il vederla disegnandola"
Paul Valery



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mercoledì 6 giugno 2012

IL PIROSCAFO

Un raccontino che ho scritto..forse ci farò anche qualche disegno
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La giovane donna spinge la porta ed entra decisa. Le hanno detto che in quella galleria d’arte sono specializzati proprio in netsuke in avorio.

“Buongiorno come posso aiutarla?” la gallerista la accoglie, con voce tremante ed un sorriso caldo. Sulle labbra ha un velo di rossetto, leggero come il trucco sugli occhi. Pur molto vecchia è ancora longilinea ed i lunghi capelli bianchi sono raccolti in un elegante chignon, che lascia visibili sul collo bellissimi pendenti in oro.

- “Salve. Sto cercando un netsuke giapponese in avorio. Però non è uno qualunque. E’ un pezzo che è appartenuto alla collezione di un parente: per me è speciale. Sa, lui visse e credo sia morto anche, in Cina ma era nato proprio in queste zone. Non so, magari lei mi può aiutare?”
-“ Mi può descrivere il pezzo?”
La giovane allora estrae dalla cartellina che ha con sé un pacchetto di foto ingiallite e le sparpaglia sul tavolo a fianco della cassa.
-“Posso fare di meglio”- ribatte-“ guardi ho qui una vecchia foto, non è molto dettagliata ma i contorni dell’oggetto si individuano bene”. Poi comincia a sfogliare sicura le foto in cerca di quella giusta.

Uno stupore visibile si stampa allora negli occhi e muove il volto della gallerista mentre studia la giovane. Con lo sguardo che corre dalle foto alla donna, d’un tratto allunga il braccio e le posa la mano sul polso:
-“Aspetti per favore, mi faccia vedere quella”.
-“ Questa? Ma è un porto…”

L’immagine è molto piccola e il colore seppia in alcuni punti è assai sbiadito.

-“ Lo vede quel piroscafo?” - esclama - “quanto era elegante. E’ il Conte Rosso. Ce lo invidiava tutto il mondo per quelle sue forme raffinate. Ma chi le ha dato queste fotografie?” la incalza turbata.
- “Sono le foto che quel parente metteva nelle lettere che scriveva da Pechino ai suoi genitori, che erano poi i miei bisnonni. Sa, ci abito anche io a Pechino da qualche anno e così ne sono diventata la custode naturale” sorride allungando alla gallerista il proprio biglietto da visita scritto in cinese e italiano.

- “E lei come mai conosce il Conte Rosso? Dal suo stupore si direbbe importante. Non mi dica che ci ha viaggiato?”
- “Ah ragazza mia, che domande mi fa! Sono anni che non me le fa più nessuno”. “E’ importante..?” si perde poi in un borbottio.
- “Dunque?”
- “E’ sposata ragazza mia?”
- “Si, certo”.

- “ Quando io mi sposai ero poco più che bambina. Cominciò tutto proprio dopo nozze, quando ci accompagnarono a Venezia. Pensi che io non ci ero mai stata prima di allora ma non andammo per la nostra luna di miele. Dovevamo imbarcarci e fu proprio sul Conte Rosso” aggiunge picchiettando l’indice nodoso sulla foto- “ quel piroscafo faceva servizio sulla linea Venezia Shanghai, per il Lloyd Triestino, mi pare”.

- “ Mio marito” – prosegue – “era stato appena nominato medico della legazione di Pechino, perciò dovemmo partire. Che viaggio straordinario fu“.
La giovane donna improvvisamente ammutolita, lo sguardo pietrificato, scruta esterrefatta l’anziana.

- “Le dirò un fatto che non conosce” esclama la gallerista fissandola complice - “quando il Conte Rosso arrivò a Shanghai, mio marito sbarcò prima di me, per sbrigare le pratiche doganali, così mi disse. Risalì a bordo solo diverse ore più tardi in compagnia dei facchini; fece sbarcare i bauli e poi mi accompagnò sul ponte di prima classe dal quale si dominava il porto sul fiume Huangpu. Poi, a quel punto, mi diede un piccolo involto e mi baciò”.

- “E che conteneva?” quasi sussurra la giovane.

- “Un netsuke in avorio. Lo aveva comprato per me durante quelle ore a terra. Credo sia il pezzo che cerca”.

(riproduzione riservata)

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